jueves, 10 de abril de 2014

ITALIA: Un articulo de la nueva serie del periodico del PCm-Italia Proletari Comunisti




Il nuovo governo del giovane Renzi nasce nel solco di Berlusconi, Monti,
Letta, al servizio dei padroni, della grande finanza, nell'Europa del
capitale, per proseguire e intensificare nella crisi - e con la
collaborazione di tutti i partiti parlamentari, con diversi ruoli, e dei
sindacati confederali, anch'essi con diversi ruoli - l'attacco ai diritti,
alle condizioni di lavoro e di vita dei proletari e delle masse popolari, e
per realizzare, attraverso progressivi "colpi di mano", un'ulteriore riforma
reazionaria dello Stato, del Parlamento, fuori dall'attuale Costituzione,
nel percorso di un regime moderno fascista; anche questo con la
collaborazione di tutti i partiti parlamentari e la spinta

dei poteri forti nazionali e internazionali del capitale.

Come è nato questo governo. Coniugando diversi aspetti: un colpo di Palazzo
nel PD, partito con le primarie e concluso con una manovra di stampo
democristiano; un'ancora di salvataggio offerta a Berlusconi per ridare al
suo governo una base parlamentare da "larghe intese" e che Berlusconi ha
prontamente raccolto come opportunità per ritornare a galla e riaffermarsi;
un passaggio dettato dalla borghesia imperialista italiana o almeno dalla
sua frazione industriale per rendere l'azione del governo più corrispondente
alle sue esigenze.

Da questo nasce il successo dell'operazione "matteorenzi", molto più che
dall'operazione immagine che pure ha contato, conta e conterà.

Nel giudicare i governi, infatti, bisogna guardare tutti gli aspetti, gli
interessi che stanno dietro, le forme che assumono e, infine, cosa non
secondaria, come vengono fatti passare per ottenere il consenso delle masse.

Non è che Letta non stesse facendo bene il suo lavoro, sostenuto
dall'establishment del PD, bene accetto all'Europa e agli Usa, voluto
fortemente da Napolitano dopo l'impasse post elettorale, capace di ottenere
la maggioranza parlamentare nella difficile congiuntura della decadenza di
Berlusconi; operoso, preparato e attivo nelle diverse materie di cui si è
occupato. Ma ciononostante non adatto a svolgere il ruolo, essendo troppo
legato all'entourage dei Palazzi, con un'immagine grigia, questa sì
puramente democristiana, troppo attento agli equilibri parlamentari e con
ministri via via screditati o autoscreditati.

Serviva quindi un cambio di cavallo e un cambio di passo che fronteggiasse i
lati deboli del governo Letta, che rispondesse meglio ai padroni e che
avesse un'immagine da spendere nel marketing del "consenso popolare",
rispetto al crack berlusconiano e a l'exploit di Beppe Grillo.

Non c'era molta alternativa al giovane avventuriero, partorito dall'odierna
cloaca del PD, Matteo Renzi.

Ma Renzi non avrebbe vinto la sua partita senza il socio occulto, poi
divenuto non tanto occulto, Berlusconi, che aveva bisogno di un punto di
appoggio, intanto per uscire dal buco nero in cui era caduto, per poi
pensare ad una sorta di oscena resurrezione. Berlusconi ha trovato più in
Renzi che in Alfano il suo "delfino", una specie di scimmietta delle sue
performance, e ne ha sostenuto l'ascesa sui mass media e perfino nelle
primarie - è spudoratamente vero che in diverse città gente di centro destra
ha votato in esse per gonfiare il risultato peraltro scontato che ha portato
al successo di Renzi. Ma il sostegno di Berlusconi non è soltanto un'ancora
di salvataggio e una manovra politica, è l'ennesima dimostrazione della
convergenza di valori e scopi che unisce i partiti parlamentari e i suoi
uomini, quello che noi chiamiamo moderno fascismo in formazione; non tanto e
non solo come fenomeno politico ma come fenomeno globale a 360°, che tanti
osservatori intelligenti - certo più intelligenti di tanti che nel campo
della sinistra, anche di orientamento comunista, esistono - hanno
vivisezionato per comporre il mosaico o meglio il puzzle con cui il moderno
fascismo si impone e purtroppo continuerà ad imporsi.

Certo Renzi "berlusconi giovane" è un po' esagerato. Berlusconi è un
protagonista effettivo, una frazione impersonata del capitale, non nata
direttamente dal mondo industriale, di ideologia ben definita. Renzi non può
essere questo ma semplicemente una figura animata dello stesso processo.

Ma Renzi non ci sarebbe stato se i padroni, quelli veri, non l'avessero
preteso. Il 'padrone dei padroni', il portavoce Squinzi, a un certo punto si
è messo a urlarlo quasi; tutto ciò che gli andava benino il giorno prima con
Letta all'improvviso non gli stava più bene e Letta è sembrato
improvvisamente figlio di nessuno, nessuno più lo difendeva, ad eccezione
quasi solo degli alfaniani. I padroni volevano uno giovane e veloce, uno che
sembrasse intelligente ma fosse esclusivamente e innanzitutto un loro
"puledro da corsa coi paraocchi".

Questo ultimo aspetto è il più importante nella fase della nascita del
governo Renzi. E deve interessare e preoccupare la classe operaia, i
proletari e le masse popolari.

I padroni si sono preoccupati della continuità del discredito del potere
politico che li rappresenta e della necessità di "fare cassa" e di avere un
servizio efficiente per mantenere i profitti, che per buona parte di loro
sono continuati nella crisi; si sono preoccupati di stare in Europa e non
solo sotto processo, ma ancor più di stare nel mondo dove la contesa è forte
e, nonostante tutto, una certa ripresa c'è. E, quindi, avere un fronte
interno efficiente e "veloce" è importante.

Sono gli industriali i veri azionisti di maggioranza del nuovo governo,
quelli della grande industria ma anche della media e piccola industria,
dell'industria privata come dell'industria "pubblica", dell'industria
operante sul mercato mondiale ma anche piccola industria "schiacciata, come
dicono loro, da tasse e sindacati". Un governo chiamato quindi a fare fatti
concreti, immediati, liberato in una certa misura da mediazioni
parlamentari - ma questo non è così facile attualmente - e da mediazioni
sindacali - e questo invece sembra un'autostrada, vista la tragicommedia che
arriva a Camusso-Landini.

Non si possono capire i provvedimenti e l'azione del governo se non si
coglie qual'è l'azionista di maggioranza effettivo di questo governo, fuori
dai Palazzi della politica e in una certa misura fuori dall'entourage
tecnocratico che imbriglia e che ormai ha già rotto i c...

Chiariti gli interessi di fondo, occorre però dire che Renzi ci ha messo del
suo, la scena aveva bisogno di un simile attore, c'era da riprendere il
controllo del mass media dopo l'esaurimento della sbornia berlusconiana,
c'era da contendere, col sorriso ma a muso d'uro, l'antipolitica dilagante
impersonata nel teatro della politica dal Grillo parlante.

Renzi ha messo in campo subito un gruppo di ministri e in particolare di
ministre, che sembrano dei replicanti delle operazioni "Forza Italia" di
Berlusconi e nello stesso tempo una variante più studiosa e costruita da
"laboratori" più solidi dei grillini della rete.

E questo è farina del suo sacco, è polizza di assicurazione di una certa
durata e di una certa tenuta.

Gli interessi forti degli industriali e la compagine renziana non sono
quindi da sottovalutare e domandano ai proletari e alle masse popolari, alle
loro organizzazioni politiche e sociali che ne esprimono interessi e
capacità di lotta, un adeguamento di analisi e linea di condotta per
fronteggiare questo nuovo governo.

Partiamo però da alcuni punti fermi. Il tentativo di Renzi non ha futuro.
Non basta né può bastare al capitale un "renziveloce" per dare una svolta
nell'economia e nello Stato che permetta ai padroni italiani di conquistare
nuove posizioni nella contesa mondiale. Così come la compagine renziana è
sempre dentro una gabbia politica di rinnovamento della casta in seno alla
casta e di ministri copia o fotocopia non certo in grado di sostituire gli
originali, Berlusconi-Grillo, che affondano le loro radici nella ben più
torbida società e situazione nazionale e internazionale.

Ma quello che avviene nell'altra "collina" è solo parte del problema, il
problema che abbiamo noi proletari comunisti è nella nostra "collina".

Il movimento sindacale, a guida maggioritaria confederale, continua il suo
processo di liquefazione nella difesa degli interessi dei lavoratori e delle
masse popolari; l'inamovibile casta sindacale cambia governi come cambia
d'abito e nella Cgil si celebra la parodia della lotta di linea, dalle finte
espulsione alle reali convergenze Camusso-Landini, alle cose un po' più
serie come la cacciata di Cremaschi e le uova al congresso di Bergamo. Nella
Cgil si passa dalla propria delegittimazione per le scelte
politico-sindacali di collusione, convergenza, collaborazione con padroni,
governi, Stato, all'autodelegittimazione. Questo lascia comunque un vuoto di
rappresentanza e di capacità di lotta generale che non è riempito, e in una
certa misura non può essere riempito, dai sindacati di base.

La crisi, le convulsioni della borghesia e dei suoi governi non possono
essere adeguatamente sfruttate dai proletari per difendersi realmente nella
crisi, per costruire la propria capacità di attacco, per cambiare i rapporti
di forza.

La politica borghese si riempie di personaggi vuoti che trasformano i
problemi reali del paese in slogan, nomi, spot, ma essa fronteggia un vuoto
del movimento reale della classe operaia e delle masse popolari. Le lotte
degli operai e dei lavoratori sono piccole e inadeguate; le lotte dei
movimenti sono più significative ma anch'esse sulle spalle fragili degli
attuali leader di essi.

Nei prossimi mesi a questo si aggiunge il fumo delle elezioni europee, che
segnano un ulteriore degrado della politica anche perchè parte di chi lotta
o vuole fare le lotte viene attratto dalla battaglia elettorale, perfino in
elezioni che non contano nulla. Le elezioni europee sono poco più che un
sondaggio politico, ma l'attrazione che esercitano verso le avanguardie e
settori del movimento di opposizione politico e sociale influisce
negativamente nello sviluppo di lotte effettive politiche e sociali.

Al fumo delle elezioni e delle promesse di Renzi corrisponde l'arrosto di
provvedimenti effettivamente pesanti, come il Jobs act con la
precarizzazione selvaggia e a vita, con la porta chiusa a milioni di precari
e disoccupati, mentre si cerca di comprare ad 80 euro al mese l'alleanza
neocorporativa degli operai e dei lavoratori stabili; l'arrosto della
ulteriore trasformazione del parlamento in una serra di nominati, delle
elezioni stesse in plebisciti con premi di maggioranza che cancellino ogni
simulacro di democrazia e di opposizione e trasformino sempre più la
Costituzione antifascista, nata dalla Resistenza, in una cornice di un
quadro moderno fascista.

Le stesse elezioni europee, al fumo dell'Europa da cambiare fanno emergere
l'arrosto del vero cambiamento in atto, quello dell'ascesa della nuova
destra fascista e nazista che attraverso le elezioni e con la complicità di
Stato, padroni, governi, trova una legittimità e una credibilità politica
che si sposa non solo con gli effetti della crisi nei paesi europei ma anche
con la contesa interimperialista foriera di guerra che colpisce oggi
l'Ucraina ma è pronta a contagiare tutto l'Est Europa.

Il governo Renzi anche su questo si presenta come un governo spugna che
assorbe il vento di estrema destra e i venti di guerra per legittimarsi come
governo adeguato.

Un governo, quindi, moderno fascista, della precarizzazione e della
disoccupazione, e necessariamente della repressione, perchè per quanto
debole sia ancora il movimento proletario e di massa, esso comunque lotta e
combatte e focolai di ribellione, di rivolta esistono e sono ancor più
necessari e inevitabili.

Analizzare il nemico anche nei suoi aspetti più truci e consistenti non
serve per farne un'apologia della sua forza né per far diventare il nano
Renzi un gigante, ma per capire esattamente su cosa e come lottare.

Se è giusto analizzare gli elementi forti del governo Renzi per combatterli,
occorre innanzitutto dire che è una forma di combattimento quella di
demitizzarlo, di dire che Renzi è effettivamente un buffone, un buffone "di
corte", cioè della corte dei padroni, che i suoi ministri e in particolare
le sue ministre sono delle "mezze calzette", facenti parte di quella cerchia
di persone che non ha mai lavorato, figlie di "gente bene" che trovano nella
politica il "bel mestiere" e che sono espressione non certo di giovinezza ma
di corruzione ideologica banale; ministri e ministre che nel loro apparire
come zelanti esecutori fanno sicuramente più danno dei precedenti ministri e
ministre; una compagine non qualificata né legittimata a stare lì, un'oscena
ingiustizia verso tanti giovani, ragazzi, ragazze costretti invece a
consumare la loro vita in call center lager o ad elemosinare in tutti i modi
lavori precari e dequalificati.

Questo governo dimostra come la borghesia è sempre più incapace in realtà di
dare una faccia rispettabile al suo potere e che proprio facendo ministri e
ministre certe persone dimostra tutto il suo profondo disprezzo verso le
masse. Un governo di una classe dominante che butta nel cesso la democrazia
anche quella parlamentare, le elezioni come fatto democratico, della cui
santificazione si era beata la borghesia per nascondere sotto il manto del
sistema parlamentare la dittatura di classe.

Un governo quindi illegittimo che non ha ragione di essere rispettato e
riconosciuto, i cui provvedimenti dal fiscal drag, al jobs act, ecc. o le
sue soluzioni per la scuola, la casa, la burocrazia, non solo sono dannosi
alle masse ma sono aria fritta. Un governo che non si occupa delle domande
espresse dalle lotte sociali perchè verso di esse ha una sola risposta la
repressione, usando il monopolio della forza di polizia, apparati militari,
dediti all'arbitrio garantito dall'impunità . Un governo che all'insegna
della 'velocità' dà segnali pericolosi, perchè lascia mano libera agli
apparati di Stato dell'ordine pubblico e si occupa poco e male di problemi
internazionali perchè per essi delega gli imperialismi più forti,
principalmente USA, al cui carro opera con soldati per far la guerra o per
cosiddette "missioni di pace" o anti pirateria, riducendoli perfino a
mercenari di cause perse e luridi assassini, come i marò.

A questo governo, ai suoi provvedimenti, alle sue dannose e false ricette
dobbiamo opporre da subito - senza farsi prendere, come purtroppo avviene
anche tra le masse, dallo sguardo e dall'attesa ebete - l'opposizione rigida
al Jobs act, la denuncia della falsa restituzione delle 80 euro, data se
maiin cambio della rapina che continua in materia di tasse, tariffe e
balzelli vari; dobbiamo dare nuovo fuoco alle lotte in corso, da Termini
Imerese all'Ilva, all'Electrolux, dal Gruppo Fiat - con Marchionne grande
sponsor di Renzi che se ne va lasciando sul terreno fabbriche e operai -
alla nuova rivolta necessaria dei disoccupati, dei precari che ha già i suoi
focolai accesi, a Taranto, a Palermo, a Napoli, ecc., dalla lotta contro il
nuovo schiavismo nella logistica, al movimento No Tav, No Muos contro le
devastazioni ambientali e territoriali che diventano sempre più stragi in
intere zone nel nostro paese...

Affermare con forza che la lotta e non il voto ci serve per combattere
l'Europa della Troika, i suoi governi e i fascisti e neonazisti che
quest'Europa cova e alimenta. Dobbiamo dare continuità e contribuire a unire
il movimento di lotta contro la repressione, rispondere colpo su colpo,
elevando strumenti e forme di combattimento per fermare la violenza
poliziesca, i processi persecutori, il carcere che questo Stato, qualunque
sia il suo governo, riserva a chi si ribella e oppone. Dire un chiaro NO e
lottare contro ogni partecipazione italiana ai focolai di guerra
imperialista, agli F35 come agli Eurofigter, al Muos e ai nuovi armamenti.

PCm - Italia

marzo 2014

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