miércoles, 20 de marzo de 2013

ITALIA: Analisis del voto por Proletari Comunisti.






 dal blog
proletaricomunisti.blogspot.com

per una analisi comunista del voto
prima parte

Nell’analisi dei risultati elettorali serve partire da una posizione di
classe e da un’analisi marxista. Questo serve ai comunisti autentici e ai
proletari avanzati. Ogni altro punto di vista è anch’esso di classe,
ideologico, teorico e politico; è il punto di vista delle classi sociali non
proletarie o opposte al proletariato; è il punto di vista delle teorie
politiche borghesi sullo stato della democrazia in Italia, sul sistema
sociale in cui viviamo e sul futuro di esso.

Per la classe dominante queste elezioni hanno dei lati positivi e lati
negativi. E all’interno degli stessi lati positivi vi sono alcuni aspetti
che essa considera negativi.

Il lato negativo principale per la classe dominante è la crescita dell’astensionismo
– sono 11.633.613, 2.603.028 in più delle precedenti elezioni politiche, a
cui vanno aggiunti i voti bianchi e nulli, per arrivare a circa un 30%. Il
rifiuto del voto è in crescita, circa l'8% in più e tende ormai ad avere un
nocciolo duro strutturale. E' il non riconoscimento delle elezioni, il non
riconoscersi in questa “democrazia” che è democrazia parlamentare ma ormai
sotto la pesante ipoteca e tendenza del moderno fascismo. E' il non
riconoscersi nelle forze politiche, tutte, che si presentano alle elezioni –
Grillo compreso - perché ritenute non in grado di risolvere i problemi dei
proletari e delle masse. Sono proletari e masse povere la grande maggioranza
di coloro che rifiutano il voto. Sono proletari e masse povere che ritengono
i maggiori partiti che si sono presentati alle elezioni responsabili del
costante peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro,
profittatori di una crisi che rende i ricchi sempre ricchi o più ricchi e i
proletari e le masse sempre più povere.

Proletari comunisti appartiene a questa area sociale e politica, per questo
ha sostenuto con forza il boicottaggio elettorale, e ritiene positivo questo
aspetto del risultato elettorale.

Con il boicottaggio elettorale noi abbiamo fatto appello e facciamo appello
ancor più adesso ai proletari e alle masse popolari a continuare a non
riconoscersi e quindi a non accettare il verdetto delle elezioni. Con il
boicottaggio elettorale noi intensifichiamo il lavoro per trasformare questo
non riconoscimento e non accettazione in un’azione politica e sociale
attiva.

Se gli astensionisti sono tanti e sempre di più, sono stati invece veramente
pochi i gruppi politici comunisti e rivoluzionari che hanno fatto campagna
esplicita per il boicottaggio elettorale e sono ancora meno coloro che oggi
si impegnano a valorizzare questo dato nell’analisi e nella valutazione di
voto e a non cadere invece nel disputa, ora falsata ora grottesca, delle
forze che avrebbero vinto le elezioni.

Il dato positivo, dal nostro punto di vista, un dato totalmente politico, è
quello del disordine e della divisione politica che attraversa il campo
della borghesia e dei partiti che compongono il nuovo parlamento da cui
scaturirà il governo in una situazione non facilmente governabile e quindi
non attualmente in grado di agire come corpo compatto antioperaio e
antiproletario nello scaricamento della crisi economica sulle masse, nel
rafforzamento dell'azione repressiva dello Stato, nell’avanzamento verso un
regime moderno fascista che è più o meno la loro massima aspirazione.

Questa è una condizione favorevole per i proletari e le masse se comprendono
che ora è il momento di sviluppare la lotta per la difesa reale delle
proprie condizioni di vita e di lavoro, senza mettere limiti alle forme di
lotta per attaccare padroni, governo, Stato, parlamento, con l'obiettivo di
spazzarli via e aprire la strada ad un effettivo cambiamento, che ponga
all'odg la questione del potere proletario e della “guerra” necessaria per
conquistarlo. Perchè, come dice Lenin: “salvo il potere, tutto è illusione”;
e non parla certo di potere per il potere, e non parla di uomini ma della
classe operaia e delle masse popolari, della maggioranza che lavora e
produce ogni ricchezza e che ha il diritto e il dovere di prendere nelle
proprie mani il potere politico, economico e utilizzarlo come strumento per
risolvere i problemi del paese reale.

La crisi politica che prosegue nella classe dominante e che in una certa
misura con il voto elettorale si approfondisce, è un fatto positivo che non
deve preoccupare ma anzi incoraggiare. Questo è possibile solo se si ragiona
in termini di classe; è possibile solo se non ci si fa avviluppare dal falso
dibattito che borghesia, stampa, forze politiche parlamentari alimentano non
per fare chiarezza ma per rendere confuso e oscuro anche il più semplice dei
ragionamenti.

Proletari comunisti per questo lavora, anche se oggi è una forza ancora
fragile, in maniera coerente e determinata, programmaticamente lucida e
sintonizzata sull'interesse reale dei proletari e delle masse, per
organizzarsi e crescere, influire fino a dirigere le lotte in corso, fino a
un nuovo inizio, un salto che permetta di costruire il partito come
strumento di quella “guerra” necessaria e urgente che anche i risultati di
queste elezioni evidenziano.

Torniamo all'oggetto del contendere.

Che avviene nel campo della borghesia? Anche qui per ragionare non bisogna
guardare a ciò che i partiti dicono di sé, ma a quelli che sono gli
interessi della borghesia e della classe dominante.

Alla classe dominante interessa un aspetto di continuità e un aspetto di
cambiamento. La continuità va individuata in quella che in maniera
semplificata si può chiamare “Agenda Monti”, interpretata da un governo
stabile, frutto di una maggioranza chiara che si pensava coincidesse con il
PD di Bersani, alleato o meno con Monti. Ma rispetto a questo, il
comportamento dei soggetti politici in campo e infine il comportamento dei
cosiddetti “elettori”, non è stato in sintonia.

Come tutti dicono il PD di Bersani è riuscito a perdere un'elezione vinta
sulla carta, restando il primo partito ma non in grado di essere realmente
autosufficiente per un governo stabile. Il ceto politico che guida questo
partito, di cui Bersani è degno rappresentante, è un gruppo di burocrati,
coltivati nelle stanze del partito, delle istituzioni nazionali e locali,
compartecipe, quindi, del degrado che hanno avuto in questi anni partiti,
parlamento, istituzioni, ecc, immersi nell'affarismo e nella corruzione,
trasformati sempre più in una casta separata dalle masse - compreso le masse
del PD, nonostante le cosiddette “primarie”. Ciò ha impedito che la
condizione oggettiva favorevole per il crack berlusconiano che ha portato al
governo Monti, si traducesse in un risultato che desse al PD la maggioranza
assoluta.

Quindi, questo è avvenuto innanzitutto per la natura di questo partito,
irriformabile anche per il poetare di sostegno Vendola. A questo si è
aggiunta la crescente protesta contro il governo Monti che ha avuto
oggettivamente nel PD, prima e durante le stesse elezioni, l'appoggio
dominante con critiche di maniera. Questo ha fatto sì che l'ondata di
rigetto popolare ma anche interclassista verso le politiche di Monti venisse
capitalizzata da Berlusconi e in altra forma da Grillo.

Rispetto a Berlusconi, Napolitano e centrosinistra hanno continuato
nell'atteggiamento di tolleranza che gli ha permesso un quasi monopolio
della campagna elettorale con le sue televisioni, un eludere ogni forma di
legge che lo rende processabile, arrestabile, non candidabile né eleggibile.
Questo ha dato la possibilità al PdL di Berlusconi, di passare, non come il
partito della crisi economica, del degrado politico e istituzionale
nazionale e internazionale e “azionista di maggioranza” del governo Monti,
di cui ha votato tutti i provvedimenti, ma come una sorta di oppositore,
anzi di più, vendicatore, restitutore di IMU e balle varie. La legge
elettorale ha poi permesso l'alleanza col PdL di tutti i farabutti politici,
in primis la Lega di Bossi, CL di Formigoni, mafia e camorra, fascisti di
vecchia data e varia natura a Roma, ecc.

Questa piovra infetta che doveva essere schiacciata senza aspettare neanche
le elezioni, nell'applicazione delle stesse leggi dell'attuale democrazia
borghese degenerata, ha potuto recuperare terreno e riproporsi come forza
determinante del parlamento e interlocutore a prescindere di ogni governo
stabile o di istituzioni funzionabili.

Il secondo beneficiario della mancata vittoria dell'asse PD-Monti è stato il
Movimento 5 Stelle che nato essenzialmente per intaccare l'astensionismo e
ricondurlo alla ragione di una protesta civile, indignato sì ma nell'alveo
delle istituzioni, si è trasformato invece in un grande contenitore di tutti
i delusi dei partiti principali, fino a diventare una sorta di primo partito
e di variabile apparentemente impazzita del sistema parlamentare borghese.

Questo tripartito scaturito dalle elezioni ha creato una situazione inedita
e in parte sorprendente che ora domanda una soluzione che evidentemente sta
solo nella collaborazione di due su tre, o forse anche di tutte e tre, per
rendere temporaneamente governabile il paese, evitare l'approfondimento
“speculativo” della crisi e una nuova fase di isolamento dai governi
dominanti in Europa, in attesa di raggiungere un nuovo punto di arrivo.

La natura di classe dei tre partiti parlamentari principali spinge
all'unità, dato che il sistema parlamentare attuale è un “arlecchino
servitor di due padroni” e non esiste una vera differenza di fondo tra PD,
Berlusconi e Grillo sul fatto che questo sistema economico, riformato,
ringiovanito, è quello in cui dobbiamo vivere e che ai proletari e alle
masse tocca solo, come sempre, di scegliere quale 'comitato d'affari della
borghesia' debba governare e non certo quale governo, quale Stato e
soprattutto quale società possa assicurare il proprio presente e futuro.

La borghesia è già però in marcia per trovare il modo di imporre la sua
strada, pur prendendo atto che le cose non sono andate proprio come voleva.
La stessa grande finanza internazionale, vedi la Goldman Sachs, che avrebbe
voluto il Monti bis, prende atto che un grigio professore, burocrate di
banche e istituzioni europee non è il massimo, se si vuole un paese come
l'Italia cambiato e adeguato; e comincia ad accarezzare l'idea che anche un
Grillo aiuti questo cambiamento e ammodernamento dell'Italia, liberandola da
una classe politica di corrotti e traffichini che si riproduce senza soste
in forme sempre peggiori, diventando non la soluzione ma parte del problema,
non solo per l'Italia, ma per l'Europa e per il sistema imperialista
occidentale.

Vista così la situazione, quindi, non c'è niente di realmente nuovo. Alla
dialettica PD/Berlusconi, invece che Monti/Casini, il terzo incomodo è
l'ingombrante vanesio Grillo.

Ma purtroppo, per i proletari e le masse le cose non stanno realmente così.
Il Movimento 5 Stelle guidato da Grillo è qualcosa di più grave e profondo
col quale bisogna seriamente misurarsi. E non certo per i danni che fa alla
borghesia e al ceto politico dominante, che sono danni piccoli,
congiunturali e sostanzialmente inconsistenti, ma quanto per i danni che
produce alla democrazia, intesa in senso lato, al movimento di opposizione
proletario e popolare, alle prospettive di cambiamento reale sociale e
politico a cui occorre aspirare e per cui è necessario battersi.

Bisogna partire da alcuni elementi innanzitutto, ma poi svilupparli,
approfondirli e soprattutto seguirli nella loro evoluzione nei mesi a
seguire.

C'è necessità di distinguere Grillo dai grillini eletti e da coloro che li
hanno votati.

Grillo politicamente e culturalmente è un comico che denuncia, utilizzando
le sue armi, fatti e malefatte dei partiti, della finanza, del costume; lo
fa con capacità di coinvolgimento, con battute fulminanti, che in generale
ottengono un consenso in chi lo ascolta; avveniva così in televisione,
avviene tuttora nelle piazze e negli schermi televisivi che apparentemente
egli diserta ma che nell'attuale società è una delle tecniche comunicative,
già vista all'opera ai tempi della Lega di Bossi, che permettono spesso di
essere più presente degli altri e con forma comunicative più efficaci.
Questo tipo di fenomeno è esistito anche in altre fasi del nostro paese in
misura minore e nel panorama americano, europeo. La crisi della democrazia
parlamentare, il moderno fascismo, le varie forme di tecnocrazia dominante
lasciano largo spazio a questo tipo di “prodotto”.

La questione “Grillo” cambia col formarsi di questa strana e oscura “setta
aziendale” che con abilità e, in una certa misura, pianificazione,
costruisce una forma di cupola internauta che utilizza in forme apertamente
cripto fasciste lo strumento della rete, della democrazia virtuale,
atomizzata e individualizzata, al servizio di una dittatura reale,
esclusiva, e la trasforma in macchina elettorale, in nuova forma partito, in
cui tutte le masse vengono incluse ma organicamente escluse.

Ma perchè a questa forma corrisponda un contenuto, via via questi contenuti
vengono identificati con i discorsi, da sempre reazionari: 'né destra né
sinistra', 'né operai né padroni', 'niente partiti niente bandiere' che poi
diventa 'niente sindacati', niente organizzazioni delle masse. Così si
persegue la costruzione di una irreggimentazione politica, culturale,
ideologica fatte di masse spogliate di autonomia di pensiero, di
organizzazione, adoranti e plaudenti al “capo” che in un rapporto simbiotico
ne cavalca gli istinti più bassi, il linguaggio più crudo, il turpiloquio,
per mostrasi uno del popolo, anzi “il popolo”. Questo è fascismo.

Perfino se Grillo si definisse “comunista”,con questo sistema sarebbe
fascismo.

Questo meccanismo irrompe in maniera dilagante nella fase finale della
campagna elettorale, trasforma quindi il movimento di opinione intorno a
Grillo e ne incuba i possibili peggiori esiti.

Grillo è lo sdoganamento dei fascisti all'ombra del “nè destra né sinistra,
purchè dicano cose buone”, accarezza il razzismo antimmigrati, il sessismo
antifemminista; raccoglie interi pezzi di elettori delusi dal centro destra
che non hanno cambiato per niente idea e humus culturale, e raccoglie da
sinistra tutti coloro che hanno perso fiducia nel movimento reale, nelle
lotte, nella sinistra in genere. Tutta la storia del nostro paese ci
dovrebbe ricordare che i delusi della sinistra diventano base di massa del
fascismo.

In questo senso, negare la natura reazionaria del movimento di Grillo
significa favorirne l'ascesa e rientrare nel campo di quell'idiotismo che
sempre ha prodotto il fascismo reale.

Gli eletti di Grillo sono la cosiddetta “gente comune che non ha mai fatto
politica”, come se questo fosse un merito. Questo crea una serie di
soldatini al servizio del capo nella “migliore delle ipotesi”, altrimenti
una genia di persone pronte a vendersi innanzitutto politicamente e
culturalmente al primo offerente nel parlamento borghese. Questo è omogeneo
alla cancellazione della 'democrazia partecipata' attraverso le forme
organizzate della lotta sociale e politica ed è caratteristica
dell'omogenizzazione/irreggimentazione di stampo reazionario.

Sul programma del M5S hanno scritto in diversi e riprenderemo in altri testi
un esame più approfondito. Il punto di vista che si assume è quello della
media e piccola impresa, del “risparmiatore”..., che evidentemente hanno
contraddizioni rispetto ad un sistema dominato dalla grande finanza e dalla
grande impresa e che nella crisi sono stati penalizzati. Tutto questo
indirizzato verso un”mercato trasparente che funzioni”, che poi è il mercato
capitalista, verso la “non contraddizione tra operai e padroni” che produce
un misto di neocorporativismo e ultraliberismo che non può che rientrare
prima o poi dentro i nuovi assetti del capitale.

L'ideologia di “tutti ladri” e di “banche usuraie” è una verità banale, da
sempre però utilizzata dall'estrema destra che vuole l'abolizione dei
partiti e la subordinazione delle banche agli interessi nazionali di Stato,
ora anti Europa ora da Europa nazione, che sono pur sempre al servizio del
capitale e ingredienti di un regime moderno fascista.

Altri pezzi del programma, quelli che piacciono al “movimento”: no grandi
opere, acqua, ecc., nella versione grillina sono la natura di destra,
finalmente svelata, di una parte di queste battaglie che rimandano ad un
buon funzionamento dello Stato, ad uno Stato che si occupi di 'beni comuni',
mentre il capitale si occupa di mercati e profitti.

Il “reddito di cittadinanza” è parola d'ordine oggi presente anche nei
circoli dominanti dell'economia mondiale; di per sé non ha un carattere
antagonista al sistema in periodo di crisi, e generalmente trova espressione
in quell'estensione di ammortizzatori sociali ritenuta utile a contenere la
protesta delle masse sempre più senza lavoro per distogliere da essa. Su
questo occorre tornare con più profondità.

Il punto chiave è comprendere, al di là degli obiettivi dichiarati, la
natura reale del movimento Grillo.

Altro discorso altro va fatto invece per chi lo ha votato.

Grillo ha avuto una grande crescita nella fase finale della campagna
elettorale, grazie anche al grande traino offerto dalla partecipazione
massiccia e in certi casi enorme ai comizi. Consistenti settori delle masse
anche operaie, che avevano seguito passivamente e anche con un certo
fastidio la campagna elettorale, quindi che andavano verso l'astensione o
verso un voto trascinato dall'abitudine al ”meno peggio” e dalla mancanza di
alternative, è andato via via da un lato incazzandosi di fronte allo
spettacolo osceno e deprimente offerto dai partiti attraversati fino
all'ultimo momento da scandali e fenomeni di corruzione con l'impatto
consistente rappresentato dal Monte dei Paschi di Siena e dal vero patetico
tentativo del PD, di Monti di smarcarsi da esso, e dall'altro dal
determinarsi di una speranza concreta di poter effettivamente - come diceva
Grillo nei comizi - “mandarli a casa”.

Questa parte delle masse popolari, di parti rilevanti della gioventù meno
politicizzata, involucrata dalla modalità internauta dell'azione di Grillo,
ha quindi espresso un voto per Grillo, che non è solo di protesta quanto del
raccogliersi intorno alla proposta dell'unico punto di programma largamente
condiviso, quello di poter mandare a casa i rappresentanti politici della
maggioranza parlamentare uscente.

E' questa l'unica proposta che ha permesso a Grillo di sfondare anche in
termini elettorali e di ridimensionare le dimensioni che potevano essere
effettivamente epocali dell'astensionismo e del boicottaggio elettorale.

Ma il voto che si è espresso in questa maniera mostra proprio qui la sua
ambiguità, inconsistenza e povertà.

Ambiguità. Non si può pensare di colpire la classe dominante consegnandosi
mani e piedi sostanzialmente ad un esponente, come ceto sociale e storia,
della classe dominante che in quel momento sembra lo strumento per
cancellarla. E' la riproposizione nei settori popolari della tragica e
demenziale illusione che ha portato in anni passati al voto per Bossi prima,
per Berlusconi dopo. Anche allora c'è stato un fenomeno di forze nascenti
premiati con lo stesso tipo di logica dal voto di settori di operai e masse
popolari. Questo ha già dimostrato di essere un rimedio peggiore del male. E
in questo caso non c'è nessuna fondata ragione che non abbia lo stesso
effetto.

Inconsistenza. Settori di proletari e di masse, oltre che di giovani, in
particolare quella parte che ha esperienze di lotte sociali nei movimenti,
sanno bene che ha contato molto di più quando questi movimenti hanno
lottato, sanno bene che ha partecipato molto di più che davanti ad un
computer o come spettatori di un comizio quando realmente si sono impegnati
in prima persona e hanno provato ad incidere. Certo, queste lotte, questi
movimenti, queste partecipazioni collettive non hanno vinto, non hanno
inciso in maniera determinante nella situazione politica, per mille e una
ragione che non sono il tema di questo articolo, ma non è una buona ragione
per degradare il proprio impegno, volontà di lotta e di partecipazione
all'atomizzazione di una rete internet, al chiacchiericcio povero, e
all'ascolto beota e ridente delle battute di Grillo. Tutte questioni davvero
inconsistenti, checchè si pensi, per incidere anche in maniera elementare
nel miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, nel fermare la mano
del capitale, dei suoi governi, del suo Stato che ci scaricano la crisi, ci
rapinano le tasche, ci impongono una devastazione ambientale e un modello
sociale che si avvita su sé stesso producendo un sistema barbaro, elitario e
parassita che naturalmente genera la famelica orda di politicanti corrotti
che costituisce il sistema dei partiti parlamentari attuali.

In questo senso il voto a Grillo è una negazione della costruzione di una
reale forza capace di realizzare anche l'obiettivo dichiarato di 'mandarli a
casa'.

Povertà. A questo però bisogna aggiungere che votare Grillo ed essere poi
soddisfatti per i risultati conseguiti, cristallizza nella testa e nella
pratica di chi lo fa un'idea della politica che è fatta di banalità e di “va
fan culo”, di imbonimenti e gregarismo, che è tutto il contrario di quella
crescita personale e collettiva, di quella intelligenza sociale che sa
interpretare la realtà esistente e analizzarla in termini concreti e seri, e
fa discendere da essa la via, la forma e l'organizzazione necessari per
trovare la strada della trasformazione in senso proletario e popolare della
politica e della società.

In questo senso è un impoverimento umano che produce e che alimenta il
panorama della devastazione ideologica, culturale e politica, il vuoto che
la crisi della sinistra e della lotta per il socialismo ha lasciato come
attuali macerie, su cui è difficile, ma importante e decisivo, ricostruire.

Alla fine chi ha votato Grillo, nel campo che ci interessa, sembra che ha
avuto ragione, ma di quella ragione che genera mostri.

Nelle fila proletarie il voto al ciarlatano di turno li assimila ai moderati
sostenitori di quel riformismo spicciolo che è la base elettorale reale del
M5S e la base sociale dei suoi eletti.
per una analisi comunista del voto -
I primi passi della lista Grillo dimostrano in maniera quasi spudorata che
quello che diciamo è giusto e vero. Lui ha accentuato i suoi caratteri
autoritari con le tradizionali affermazioni dei demagoghi, 'che tutti sono
contro di lui', la stampa in primis che viene attaccata ed esclusa, quando
non è affatto vero, la stampa sta diventando il principale alleato di
Grillo, come lo è stata la televisione durante la campagna elettorale,
amplificandone il messaggio, gonfiandone il carisma e presentandolo come il
contraltare di tutto il sistema politico. Parla solo alla stampa estera dove
si arrota come un pavone vanesio, con segnali e minacce al sistema,
ripetendo il copione tradizionale dei demagoghi dell'estrema destra.

Intanto procede nella marcia verso il parlamento, costruendo i cosiddetti
“deputati” come soldatini di piombo. Ma il vero humus di alcuni di essi non
può che venir fuori, appena parlano sputano il cuore nero. Così vediamo la
capogruppo un giorno dire che il fascismo ha avuto alti valori, un altro
giorno che l'art. 18 è un'aberrazione.

Dei “signori-nessuno” sono pronti a giocare il ruolo di gregari investiti
del potere.

Lo stile di Grillo verso le proposte dei partiti è il solito degli
avventurieri e dei ricattatori politici, fatto di affermazioni subito dopo
smentite, di un abbaiare su questioni secondarie che lasciano sul campo solo
la verità del “dateci il governo”, “andiamo a votare per prendere il 100%” e
così via.

Non mancano anche sulla stampa, nei blog, in intellettuali di sinistra pezzi
di denuncia e di analisi felice della natura del fenomeno 'Grillo'. Ma si
tratta spesso di analisi contraddette dalle conseguenze che se ne traggono;
tutte volte a “comprendere il fenomeno”. Anche in questo senso nulla di
nuovo, si usarono queste categorie nell'esaminare altri fenomeni, Bossi al
nord ad esempio. Manca il senso di responsabilità verso proletari, masse,
nel contrastare da subito questo fenomeno, ora che si presenta pericoloso
sulla scena politica.

Certo, può sembrare grottesco paragonare Grillo ad una minaccia fascista, ma
si trascura il carattere moderno dell'habitat del fascismo, che è una sorta
comunque di fascismo dall'alto che fa leva sul potere per organizzare la
base di consenso in termini omologati e di regime.

Noi riteniamo che queste elezioni abbiano largamente confermato le nostre
previsioni circa l'esito del voto a PD, Monti, Berlusconi, in cui
segnalavamo esplicitamente che la borghesia si è messa in un vicolo cieco,
in una instabilità maggiore di prima che rende più complesso e difficile
realizzare i suoi obiettivi imposti dallo stadio della crisi e dai rapporti
diseguali di forza esistenti tra i paesi imperialisti e in Europa in
particolare.

Il nostro problema, e chiaramente non solo nostro, è quello di come si
muovono i proletari e le masse in questa situazione; quale è il loro
orientamento e possibilità di lotta, come costruire un'opposizione politica
proletaria credibile e come far avanzare, nel brodo di coltura di questa
opposizione, l'organizzazione e il programma del rovesciamento
rivoluzionario.

I comunisti hanno bisogno dell'opposizione proletaria, politica e sociale
come l'aria che respirano, come i pesci dell'acqua.

Questo movimento di opposizione era già in difficoltà, con i sindacati della
pace sociale e con un sindacalismo di base, importante ma non ancora
coerentemente classista, tuttora non in grado di mobilitare la classe
operaia e i lavoratori in genere in dimensioni consistenti, con movimenti di
opposizione, in alcuni casi molto importanti, quali il movimento studentesco
ma tuttora agente attraverso fiammate non consolidate, con i movimenti
territoriali spesso grossi e combattivi, come il movimento NO Tav: Ma con
riferimento a questi ultimi, di tutto avevano bisogno meno che del
civettamento con Grillo e dell'antipolitica nella versione demagogica
reazionaria di Grillo. con i conseguenti gli sbandamenti, confusione e
perdita di radici classiste

I comunisti, i proletari avanzati, i militanti antagonisti devono aprire il
“fuoco” su questo aspetto. Per chi ha a cuore le condizioni di vita dei
proletari e delle masse popolari devastate dalla mancanza di lavoro, dalla
precarietà, mancanza di soldi per il taglieggiamento quotidiano dei salari,
da carovita e tasse, da attacchi sempre più pesanti alla sicurezza, alla
salute sui posti di lavoro, sui territori, dalla cancellazione dei diritti
sui posti di lavoro e dal moderno schiavismo, dal dramma della sanità e
della cancellazione di servizi sociali, a fronte della ricchezza e ruberie
della classe dominante e del suo personale politico istituzionale, a fronte
di politiche governative impegnate nella salvezza dei responsabili della
crisi e nella “punizione” delle vittime di essi, a fronte della necessità di
far corrispondere a queste condizioni oggettive, una soggettività
organizzata capace di costruire la difesa e l'attacco, deve emergere forte
la necessità di sottrarre questa soggettività alla demagogia reazionaria,
alla confusione e allo snaturamento della protesta e della lotta che oscura
i caratteri di classe del conflitto sociale e politico.

E' dunque evidente la necessità di combattere la penetrazione nelle file del
movimento proletario e popolare del grillismo.

Su questo è spesso anche una questione di sfumature, dato che operai e
proletari dicono. “Sì, ma dice cose giuste... a noi nessuno ci pensa”|. Si
tratta di un nemico insidioso che domanda tutta la chiarezza, l'abnegazione
dei comunisti, dei proletari avanzati per indicare che si tratta di risposte
sbagliate a una domanda giusta e per dare concretezza alle risposte giuste
necessarie.

In questa battaglia di sfumature, pesantemente dannosi risultano quei gruppi
pseudo comunisti, pseudo sindacali che fanno da spalla al grillismo, nello
stupido tentativo di guadagnarci qualcosa quando ne sono semplicemente delle
'mosche cocchiere'; così bisogna guardarsi da quei discorsi di intelligenza
tattica che appaiono anche in circoli avvertiti di organizzazioni o di
intellettuali che pensano ad uno sdoppiamento tra un'anima buona e un'anima
cattiva del M5S.

Oggi non ci servono queste posizioni e questi discorsi. né ci serve la
posizione assunta da alcuni esponenti influenti del NO Tav che pensano così
di avere una sponda nelle istituzioni per la loro battaglia, con una
“saggezza” che in questo caso diviene stoltezza e strumentalismo.

Né è un problema di “comunque di riprendere le lotte” - cosa necessaria e
oggettiva. Il diffondersi del grillismo anche nelle fila di chi lotta svuota
di significato la lotta e l'organizzazione per la lotta, intorbida le
piattaforme di lotta con frasi e obiettivi che già facevano parte della
vulgata del movimento, ma che con l'apparire del grillismo vengono da esso
incorporate in punti programmatici e piattaforme di “alti ideali” che si
traducono in misero riformismo.

La lotta contro il grillismo nelle fila del movimento è anche positiva
perchè può permettere di unire le forze di classe, cioè chiamare le forze
classiste a mettere da parte il secondario per unirsi sul principale.

La lotta al grillismo va sfruttata anche come opportunità per rilanciare
l'unità dei comunisti, perchè quella soggettività organizzata e agente in
grado di essere la vera alternativa si chiama costruzione/ricostruzione del
partito comunista, come reparto d'avanguardia organizzato della classe
operaia e nucleo dirigente della lotta delle masse popolari.

Ma, chiaramente, questa costruzione domanda anche ai proletari avanzati, ai
classisti, ai comunisti una pulizia interna da idee e metodi di lavoro che
possono essere di ostacolo al profilo programmatico,strategico,politico e di
organizzazione del partito comunista che ci serve oggi

proletari comunisti
PCm italia
marzo2013





l'imperialismo americano sponsorizza Grillo

Cinque stelle. L'endorsement dell'ambasciatore Usa

''Voi giovani siete il futuro dell'Italia. Voi potete prendere in mano il
vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il
cambiamento''. Lo ha detto stamattina l'ambasciatore Usa a Roma, David
Thorne, parlando agli studenti del Liceo Visconti di Roma.

''Tocca a voi ora agire per vostro Paese - ha detto Thorne rivolgendosi in
italiano agli studenti del Visconti per la giornata dell'orientamento
professionale -, un Paese importantissimo nel mondo. So che ci sono problemi
e sfide in questo momento, problemi con la meritocrazia, ma voi potete
prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le
riforme e il cambiamento. Spero che molti di voi - ha concluso
l'ambasciatore americano - daranno un contributo positivo in questo senso
per il vostro Paese''

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